Salvini voto 4: nessun politico è mai sembrato più masochista. Tenta di fare il king-maker, proponendo un carosello di nomi, ma non ce la fa. Inizia con Moratti, Nordio, Pera, poi Casini, Casellati passando per Belloni e finendo con Mattarella. Nomi che brucia giusto il tempo di proporli. Cattiva la mossa di proporre una conta interna al centrodestra con il nome della seconda carica dello Stato. Per essere leader devi essere un trascinatore della tua squadra. E lui, non viene seguito da nessuno, nè da FI nè da FDI.  Distrugge la coalizione di centrodestra, perde la fiducia del suo partito e fa ri-eleggere un PDR storicamente vicino al centrosinistra

Berlusconi 6: scende in campo dicendo di essere disponibile alla Presidenza della Repubblica. Tutti i giornali parlano di lui. L’opinione pubblica si divide tra chi pensa che la sua mossa sia un modo per stare sotto ai riflettori, e chi crede veramente che possa diventare Presidente della Repubblica. Insomma, volente o dolente, sta sempre sul pezzo. Esce di scena ritirandosi nel migliore dei modi, “per senso di responsabilità e nell’interesse del Paese”. Capisce che Salvini non è il vero leader del cdx, tant’è che FI ad un certo punto tratterà in maniera autonoma. Peccato che, con la sua candidatura, abbia bloccato per un po’ di mesi le trattative.

Meloni voto 6: il problema della leader di Fratelli d’Italia è che non si ritaglia un ruolo centrale all’interno del centrodestra. Propone Carlo Nordio alla Presidenza, ma poco dopo si legge una dichiarazione fatta all’AGI dall’ex magistrato in cui afferma di non essere la persona giusta per il Quirinale. La coerenza, però, la premia. Sin dall’inizio ha la volontà di avere un Presidente della Repubblica di cdx. E quando viene a sapere della possibilità di un Mattarella bis, prende le distanze dai suoi compagni di viaggio.

Letta voto 5 ½: si attesta una vittoria in cui lui è apparso più come fantasma. Fa poche dichiarazioni. Da fuori non è chiara la sua strategia: sembra non avere una idea, nessun nome. Forse la sua strategia è proprio il silenzio, per far sbattere contro ad un muro Salvini con le sue stesse mani. Ha a che fare con un partito che è composto prevalentemente da renziani, e questo lo mette in difficoltà. Ma si porta a casa un PdR che proviene dalla sua area, e può dunque sponsorizzarlo come “uno dei nostri”.

Renzi voto 7: parla quando c’è da parlare, sta in silenzio quando c’è da stare in silenzio. Nei primi giorni non fa dichiarazioni. Sta li, guarda e attende il momento giusto per poter intervenire. Questa volta conta soltanto una 50ina di Grandi Elettori, e una mossa del cavallo sarebbe stata molto difficile. Cita il semi-presidenzialismo che potrebbe davvero rinnovare la politica italiana. In 3 secondi smonta la proposta della Belloni alla Presidenza della Repubblica. “Conte e Salvini hanno una cultura istituzionale pari a quella dei Gormiti”: noi lo ricorderemo così. 

Conte voto 5 ½: il movimento cinque stelle parte male. Una parte dei grillini vuole Mattarella, altri Draghi, altri una donna. Rumors, già il primo giorno dell’elezione, parlano di un incontro tra Fraccaro e Salvini: il nome sembra essere quello di Tremonti. Un movimento palesemente spaccato. Nei primi giorni di Quirinale viene messo subito in guardia dall’alleato Letta per aver espresso più volte la sua volontà di trovare un nome in accordo con il cdx. Dichiara di volere una PdR donna, ma non ce la fa. E Luigi Di Maio, questo giro, sembra avergli rubato il testimone. 

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