Bentornati, la sessione e il ritorno in classe ha mietuto “qualche”vittima. Vi sono mancato?
Oggi analizzeremo la produzione totale netta di energia elettrica nell’UE. Come ho già detto, sebbene l’elettricità copra “solo” circa il 20% delle emissioni totali di CO2, in futuro svolgerà un ruolo fondamentale per la decarbonizzazione della nostra società. La produzione totale netta di energia elettrica nell’UE è stata di circa 2.900 TWh nel 2019 – simile al 2018 e inferiore del 2,3% rispetto al suo picco relativo del 2008. Se ricordate bene dalla scorsa volta, il consumo totale di energia dell’UE nello stesso anno è stato di circa 15mila TWh. L’elettricità ha quindi coperto poco meno del 20% dei consumi.

La Germania ha avuto il più alto livello di generazione netta di elettricità nel 2019 tra gli Stati membri dell’UE, rappresentando il 20,8% del totale dell’UE, appena davanti alla Francia (19,7%); l’Italia (10,2%) è l’unico altro Stato membro con una quota a due cifre.
Più della metà (56,4%) dell’elettricità netta generata nell’UE nel 2019 proveniva da fonti primarie non combustibili. Meno della metà (43,6%) proveniva da combustibili fossili (gas naturale, carbone e petrolio). Circa un quarto (26,2%) proveniva da centrali nucleari. Tra le fonti di energia rinnovabile, la quota più alta di produzione netta di elettricità nel 2019 proveniva dall’energia eolica (13,0%), seguita da quella idroelettrica (12,2%) e dall’energia solare (4,5%).

L’importanza relativa delle fonti energetiche rinnovabili in relazione alla produzione netta di elettricità dell’UE è cresciuta tra il 2009 e il 2019 dal 18,3% al 30,0%, mentre c’è stata una diminuzione relativamente grande dell’importanza dei combustibili fossili dal 52,5% al 45,6% e anche una riduzione della quota di elettricità generata dalle centrali nucleari dal 29,1% al 26,2%. Tra le fonti di energia rinnovabile, la proporzione di elettricità netta generata dal solare e dall’eolico è aumentata notevolmente: dallo 0,5% nel 2009 al 4,5% nel 2019 per l’energia solare e dal 4,5% nel 2009 al 13% nel 2019 per le turbine eoliche.
Come ripetuto più volte, prendere i dati del 2020 e del 2021 non sarebbe corretto. La pandemia e la ripresa economica successiva, come anche la crisi energetica e ora (da fine febbraio in realtà) la crisi in Ucraina, stanno complicando non poco la vita ai consumatori europei e ai politici. Si prevede, infatti, di riaccendere centrali a carbone in Italia, di continuare ad utilizzarle in Germania (riaccendere le centrali nucleari o tenerle attive sarebbe un oltraggio all’Energiewende…). Non solo, si prevede anche di snellire o velocizzare le autorizzazioni per parchi eolici o fotovoltaici. Secondo l’ultimo rapporto della AIE, mentre le emissioni di CO2 sono naturalmente aumentate nel 2021 e hanno addirittura superato il record del 2019, anche lo sviluppo di energie rinnovabili ha visto una crescita enorme, che ha addirittura superato le aspettative e le previsioni passate. Nel 2021 infatti sono stati commissionati almeno 290 GW di energia rinnovabile, il 3% in più rispetto al 2020. In più, l’energia eolica onshore fino al 2026 si prevede che sarà fino al 25% più alta rispetto al periodo 2015-2020. Discorso simile e con valori più alti vale per l’energia solare.
Nei prossimi anni, come giusto che sia e nonostante le criticità che questo comporta, assisteremo ad una crescita sempre più sostenuta dell’importanza delle energie rinnovabili. Sarà però decisivo l’approccio che i diversi Stati, all’interno dell’UE e nel mondo, avranno in relazione a “vecchie” e nuove tecnologie (cattura di CO2, reattori di nuova generazione, idrogeno etc…) capaci di garantire quel “carico di base” di cui gli Stati necessitano sempre.
Nel prossimo articolo confronterò il modo in cui diversi Stati europei gestiscono la produzione di energia elettrica. Noioso, ma molto interessante, ve lo assicuro.