Nel sud Italia, specialmente in Sicilia, è molto difficile fare politica. È un pensiero che non nasce soltanto dalla constatazione delle notevoli problematiche a cui la politica è chiamata a rispondere. Con questo, è giusto sottolinearlo immediatamente, non si vogliono trovare delle giustificazioni a chi, ahimè, non riesce ad amministrare la regione o le città di questa terra. Ma è anche una difficoltà causata dal caotico scacchiere politico presente all’interno della regione stessa. Parliamo di una regione con un centro sinistra fino ad oggi (quasi) inesistente, e che si presenterà alle prossime regionali testando l’alleanza giallo rossa. Una destra molto (forse troppo) affollata in cui ci si scontra e poi ci si ri-incontra per poi scontrarsi di nuovo. E un centro che sta lì, guarda, e cerca di giocarsi la propria partita facendo, come spesso accade, da ago della bilancia. E molte volte ci azzecca pure! Sarà così anche per le elezioni regionali del 2022?
In casa centro destra, sicuramente, la situazione non è delle migliori. Ma si sa, quando ci sono famiglie numerose, i problemi vengono a galla ogni due e tre. Stiamo parlando di uno schieramento che vede al proprio interno circa 7 partiti/movimenti, ognuno con mal di pancia diversi. E questo non favorisce affatto la ricerca di una sintesi. Forza Italia sembra essere divisa in due, tra chi segue la linea Miccichè “no a Musumeci, sì ad una sintesi moderata che coinvolga il centro” e chi la linea di Marco Falcone, favorevole quest’ultimo ad una continuità dell’attuale compagine governativa. Che Miccichè non digerirebbe un governo Musumeci per altri 5 anni, è noto a tutti. Lo ha ribadito (e continua a ribadirlo) in diverse dichiarazioni rilasciate ai quotidiani regionali. Digerisce bene, però, la cena all’enoteca Pinchiorri con Renzi a Firenze, che ha partorito un laboratorio politico targato “Forza Italia Viva” (forse sul modello Draghi?) per le prossime regionali e per le comunali di Palermo. A dichiararlo sono proprio gli esponenti di Italia Viva e Forza Italia all’interno di una conferenza stampa tenutasi all’Ars. Secondo l’Espresso questo accordo ha un nome e cognome: Gaetano Miccichè, manager di Intesa San Paolo, candidato alla presidenza della regione Sicilia.
E Musumeci? Beh, solitamente il Presidente uscente è colui che ha più diritto di tutti ad una (ri)candidatura. Per il movimento Diventerà Bellissima, infatti, non ci sono dubbi: Musumeci per altri cinque anni! Ma si sa, da soli non si va da nessuna parte. L’attuale Presidente Musumeci riuscirà a creare attorno a sé quella stessa coalizione che gli diede l’appoggio 5 anni fa? La strada è tutta in salita, e ciò emerge dalle dichiarazioni di alcuni leader regionali e nazionali. Ad esempio, quelle di Salvini. In una intervista rilasciata a La Sicilia, il leader del Carroccio gela tutti facendo il nome di Nino Minardo, segretario regionale della Lega in Sicilia. Le intenzioni di Matteo Salvini, però, come spesso accade, sono quelle di fare rumore, e prenderlo sul serio viene davvero difficile. Il nodo cruciale, ed è qui che Musumeci dovrà giocarsi le proprie carte, è Fratelli d’Italia. Prima però è doveroso un passo indietro per capire i rapporti tra l’attuale Presidente della Regione Sicilia e Giorgia Meloni.
Nel 2019 Raffaele Stancanelli, attuale eurodeputato di Fratelli d’Italia, propose al movimento del presidente Musumeci una federazione con il partito di Giorgia Meloni. Ai tempi venne deriso dai più, forse perchè il partito della fiamma tricolore contava solamente qualche punto percentuale. Oggi le cose sono cambiate, e Musumeci potrebbe ritornare sui suoi passi, chiedendo l’appoggio della Meloni. E a quanto pare, a meno di qualche sorpresa, questo sostegno dovrebbe essere confermato.
Un caos, qualcuno penserà. Si, è vero. Ma ancora una volta sarà un “patto dell’arancino bis” che placherà gli animi del centro destra in Sicilia.
Il centro sinistra in Sicilia è molto silenzioso. Ma di fronte ad una totale confusione dei propri avversari politici, potrebbe ben giocarsi la propria partita. Certo, dipenderà anche (e soprattutto) da chi scenderà in campo. Il nodo resta proprio quello. Provenzano, Barbagallo, Chinnici sono i nomi che provengono dall’ala dem. Cancelleri, attuale sottosegretario alle infrastrutture, unico profilo che viene fuori da casa cinque stelle. Una figura, quest’ultima, che non rappresenterebbe assolutamente una novità per i siciliani: sarebbe la sua terza candidatura, dopo il 2012 e il 2017, per la Presidenza della regione. Oppure si finirà per scegliere una figura terza ai partiti? E Fava è già in campagna elettorale!
L’intenzione di questo articolo era quella di dare una immagine chiara della prossima campagna elettorale siciliana. Si, perché come avrete letto in questo pezzo, anche nella prossima campagna elettorale, a mancare, saranno proprio i programmi, sarà una visione di una “Sicilia 2030”, saranno le soluzioni ai problemi di questa terra. Nessuno parla di cosa si vuole fare per questa regione. Per adesso sono tutti impegnati a giocare a poker. Ogni partito sta guardando le proprie carte. Di queste, dovranno sceglierne solo una. E i siciliani sperano che quella carta non sia ancora un due di picche!