Il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha approvato, secondo criteri relativamente stringenti, un totale di 149 progetti presentati dalle varie Regioni per l’attribuzione di 1,6 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che verranno destinati ad agricoltura e infrastrutture irrigue. Per potervi accedere, le singole regioni hanno presentato diversi progetti che spiegassero, nello specifico, come sarebbero state impiegate tali somme. E, tra tutte le regioni, l’unica che ha visto bocciati in blocco tutti i progetti presentati per mancanza di requisiti è stata la Regione Sicilia. Secondo la banca dati del ministero, alla data di scadenza utile per l’invio dei progetti furono presentate 61 proposte da parte della Regione Sicilia; di queste, per 32 venne inserita come fonte di finanziamento il Recovery Plan ed in una i termini di inserimento risultarono errati. Gli enti della Regione Siciliana hanno quindi presentato in totale 31 proposte di richiesta fondi, tutte, appunto, successivamente bocciate.
La bocciatura dei progetti presentati ha fatto esplodere un problema che è certamente politico e non solo tecnico: basta infatti il mancato rispetto di uno solo dei 23 criteri stabiliti per essere esclusi dal finanziamento. Ma è sufficiente dire, come afferma la giunta regionale siciliana, che si tratta di criteri troppo stringenti che penalizzerebbero a priori una regione come la Sicilia? A prescindere dalla risposta che ciascuno di noi potrebbe dare a questo quesito, di fatto, secondo l’Assessore dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea Toni Scilla, la Sicilia perde 500 milioni di euro per investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo. I 31 progetti bocciati sono un segnale importante e da non sottovalutare. Si tratta infatti di finanziamenti ingenti, la cui perdita è una grave sconfitta politica e una prova di inefficienza non solo per l’amministrazione regionale siciliana, ma per il sistema nel suo complesso, caratterizzato da approssimazione e superficialità. Si leggono, infatti, con particolare stupore le parole di Francesco Nicodemo, del Consorzio bonifica Sicilia Orientale: “Sapevamo che 29 tra i progetti inviati avevano una progettazione non adeguata. Li abbiamo comunque inviati perché in questi casi un tentativo si fa, ma eravamo consapevoli che potessero essere messi da parte”.
L’amministrazione in questi giorni ha aperto una polemica piuttosto dura con il ministero, accusandolo di aver favorito le Regioni del nord. Ma, a questo punto, ciascuno di noi dovrebbe chiedersi: davvero siamo sempre quelli dal lato del giusto? Una questione di colpe e responsabilità, che siamo sempre in grado di scaricare e mai ad assumere.
