
Nel corso di questi anni abbiamo avuto modo di notare in Giuseppe Conte una importante evoluzione della sua figura politica. Una evoluzione che lo ha portato dall’essere una persona sottovalutata, a tratti incompetente, all’essere uno dei leader più apprezzati in Italia. Le sue esperienze di governo ci hanno consentito di vedere nell’ex Presidente del Consiglio pregi, difetti e alcune contraddizioni. Durante il Conte I era il volto nuovo della politica italiana, considerato in Europa il “burattino” di Salvini e Di Maio (parole utilizzate da Guy Verhofstadt, politico belga membro del Parlamento Ue). E nello stesso momento era l’uomo che doveva intervenire per placare i litigi dei due leader di partito. Il governo giallo rosso, invece, inizia con un Conte che si leva qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di Salvini. È un Conte protagonista, che acquisisce prestigio non solo a livello nazionale ma anche a livello comunitario. Per molti, non a caso, è il regista del Next Generation Eu. In queste due esperienze è considerato una persona seria, corretta istituzionalmente. Altri lo criticano aspramente per essere stato protagonista in due esperienze completamente diverse: una con la Lega, esperienza che lo portò ad approvare i famosi decreti sicurezza e Quota 100, l’altra con il Partito Democratico. Ma entrambi i governi, sia il Conte I che il Conte II, mettono in risalto la sua grande capacità da mediatore, da grande mediatore. Riesce a tenere in piedi governi con partiti opposti. La sua forza, in entrambi i casi, è quella di non appartenere a nessun partito (pur essendo espressione del M5S). Il nuovo Conte però, attualmente designato capo politico del movimento, sarà per forza di cose diverso rispetto al Conte visto fino ad ora. Non sarà più il mediatore di una volta, fuori dai partiti. Conte adesso dovrà dare una linea politica, dovrà decidere cosa fare su molti temi che dividono i vari iscritti del movimento, dalla regola del doppio mandato all’alleanza più o meno strutturale con il Partito Democratico, dall’appoggio al governo Draghi alla politica estera del Paese.
L’avvocato del popolo ha superato molte sfide, ma oggi si trova davanti ad una impresa difficile, tutta in salita: ricostruire il movimento cinque stelle. Un incarico, quello del nuovo Conte, ben diverso rispetto a prima. Riuscirà nella sua “rivoluzione gentile”?